Storia
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 166
laquo;Nessun valore agli effetti civili, naturalmente» precisò il medico accarezzandosi la corta barbetta nera che lo faceva assomigliare ad Abramo Lincoln.
p. 180
La salvaguardia delle foreste sarde non interessava ai governanti piemontesi. La Sardegna continuava ad esser tenuta nel conto di una colonia da sfruttare, specialmente dopo l’unificazione del Regno, e i suoi abitanti eran considerati alla stregua dei briganti calabresi.
p. 193
laquo;Queste miniere sono sempre state la disgrazia della Sardegna. Attirano i forestieri con la prospettiva di facili ricchezze e non sono di nessuna utilità ai sardi. Senza le miniere noi avremmo ancora le nostre foreste!»
p. 195
laquo;Il Regio Intendente se la prenderà con noi, perché al Governo interessa solo che la fonderia marci a tutto vapore. Cari amici,» aggiunse dopo una breve pausa «c’è un solo sistema: bisogna che le foreste di Aletzi le prenda in appalto uno del posto, rinunciando ai rapidi guadagni a cui sono abituati i toscani»
p. 199
Quella notte Valentina sognò Bosa. Dalla foce del fiume che scendeva al mare serpeggiando per la campagna ricca di frutteti e di vigne, vedeva il profilo bruno e diruto del castello Malaspina; ricordava di essere stata felice, giù nei frutteti, o scendendo il fiume in barca, tanti e tanti anni prima; la felicità era un ricordo lontano, sbiadito dal tempo.