Religiosità
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 166
Lo dica pure ai miei nemici; io sono tornato per dar loro lo spettacolo della mia miseria. Se questo può destare nel loro cuore un palpito di pietà, se essi, nel loro intimo, possono dire a loro stessi: "noi siamo ingiusti, bisogna ravvederci!..." ebbene, prete Defraja, la mia sventura non sarà stata inutile, ed io benedirò il Signore che per mezzo del mio affanno ha ancora una volta toccato il cuore dell'uomo.
p. 187
Un drappo verde copriva una lapide sulla parete a fianco dell'altare ornato di fiori campestri; un gran Cristo nero era disteso in mezzo alla chiesa sopra un antico tappeto giallo e le donne inginocchiate tutto intorno a questo quadrato d'oro pregavano sospirando, battendosi il petto e baciando il suolo.
p. 206
- Jorgeddu verrà accettato, - diceva con la sua voce ambigua. - Non dubitate, verrà accettato; all'avvenire il Signore penserà.
p. 214
Il prete abbracciava un Cristo nero e sanguinante che stava sul pulpito, e piangeva e gridava: «Dio mio, Signore mio, perdonate a quelli che non sanno quel che si fanno. Qui sotto i vostri occhi, mentre il sangue vostro cade per la salvezza dei peccatori, qui, qui c'è chi pensa ad uccidere, chi tiene il suo coltello in pugno per uccidere il suo fratello»...
p. 215
Ricorderò la storia del vecchio finché vedrò la terra rifiorire dopo l'inverno grigio e ogni volta che vedrò un uomo tendere verso la sua vera risurrezione che non è dopo la morte ma in questa vita stessa ed è il bene dopo il male, l'amore dopo l'odio.