Gente
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 265
Nella stanza c’era di nuovo gente. […] Avrebbe voluto dire che non le dava fastidio l’aria, e non le dava fastidio la gente; che la cosa più bella, in quel momento, sarebbe stato avere l’aria e la gente insieme.
p. 265
Nella stanza c’era di nuovo gente. […] Avrebbe voluto dire che non le dava fastidio l’aria, e non le dava fastidio la gente; che la cosa più bella, in quel momento, sarebbe stato avere l’aria e la gente insieme.
p. 272
Mai come durante quelle traversate notturne si sentiva solo, con un’accorata pietà per se stesso, per la sua gente, per la sua Isola, per il piccolo mondo ben noto, dal quale si allontanava ogni minuto di più. I suoi paesani, contadini e pastori, dormivano per terra nei corridoi o sul ponte. Lasciavano l’Isola attratti da chissà quale illusorio miraggi.
p. 272
Mai come durante quelle traversate notturne si sentiva solo, con un’accorata pietà per se stesso, per la sua gente, per la sua Isola, per il piccolo mondo ben noto, dal quale si allontanava ogni minuto di più. I suoi paesani, contadini e pastori, dormivano per terra nei corridoi o sul ponte. Lasciavano l’Isola attratti da chissà quale illusorio miraggio.
p. 280
Non sapeva ancora cosa avrebbe potuto fare, come sindaco, ma si sentiva già la gente di Norbio stretta attorno.