Storia
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 129
Non aveva mai perdonato il Re di averglielo portato via come si sequestra un giogo di buoi o un cavallo per le tasse non pagate.
pp. 129-130
Angelo conosceva il dolore inconsolabile del vecchio, e ogni volta gli pareva di poterlo decifrare in tutti i particolari su quel volto straziato, come se le profonde cicatrici e la cecità fossero state causate non dal fucile che gli era scoppiato tra le mani, ma dalla lettera del ministero della Guerra che un giorno il maresciallo gli aveva portato.
p. 145
Era zia Marietta Serra, una popolana che portava il nome aristocratico e antichissimo dei Giudici d’Arborea e che tutti rispettavano per la sua saggia bonomia e per quel nome arrivato a lei per vie misteriose.
p. 155
Il benemerito sottufficiale dell’Arma non nutriva alcun rancore personale nei confronti di Angelo Uras, ma ce l’aveva contro i sardi in genere che lui, piemontese, considerava un popolo di razza inferiore, indegno dei diritti civili che il Re gli aveva accordato.
p. 166
laquo;Nessun valore agli effetti civili, naturalmente» precisò il medico accarezzandosi la corta barbetta nera che lo faceva assomigliare ad Abramo Lincoln.