Storia
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 80
Certamente, a Escolca c’era legna per più dei duecento cantari che le Regie Fonderie avrebbero accettato come anticipo; ma bisognava far presto. […] Di là i carri l’avrebbero portata a Monteponi, dove sarebbe stata utilizzata. […] Comunque, pensava intanto Angelo, era un peccato dover tagliare anche la bella foresta di Escolca, quegli alberi appena ricresciuti, solo perché le Regie Fonderie non si dovevano fermare,
p. 80
Certamente, a Escolca c’era legna per più dei duecento cantari che le Regie Fonderie avrebbero accettato come anticipo; ma bisognava far presto. […] Di là i carri l’avrebbero portata a Monteponi, dove sarebbe stata utilizzata. […] Comunque, pensava intanto Angelo, era un peccato dover tagliare anche la bella foresta di Escolca, quegli alberi appena ricresciuti, solo perché le Regie Fonderie non si dovevano fermare.
p. 85
Ad Angelo dispiaceva mettersi al servizio di quella Società mineraria che aveva tanto odiato perché distruggeva i boschi; ma Sofia aveva buoni argomenti.
pp. 85-86
Così la prima volta che vide l’ingegnere gli disse di sì, che accettava di entrare a far parte del personale fisso della Società, come assistente, e con lo stipendio di ottanta lire al mese.
p. 92
C’era anche l’ingegnere Ferraris, c’era il capo cantiere, l’impresario Giuseppe Àntola, il capo fonditore Giulio Morelli che tutti chiamavano il capitano, perché era stato capitano del Genio dell’esercito piemontese; c’erano i frenatori del trenino e gli operai di Norbio.