HOME
 
CHI SIAMO
 
PUBBLICAZIONI
 
AUTORI
 
PERIODICI
 
DIDATTICA
 
LESSICO
 
BIBLIOGRAFIA
 
RECENSIONI
 
EVENTI
 
CREDITS
Vai all'indice di questa sezione

Ricerca avanzata

TEMI

arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

Colori

Roma, Tip. G. Ciotola

L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia

Stefano Sampol Gandolfo

pp. 200-202
Si può asserire, senza tema di essere smentiti, che in fatto di sacri templi, di tutte le città italiche la meno notevole è Torino, la capitale del Piemonte antico.
La stessa sua metropolitana, che vuolsi fondata dal Duca Longobardo Agilulfo sul principio del secolo VII, e ricostruita nel 1498 sul disegno di Bramante, ad eccezione della sua grandiosa Cappella Reale del Santissimo Sudario, nulla offre, che sia degno di osservazione.
A questo imponente santuario, che fa seguito alla Reggia, e che ammirasi in gran parte anche dalla sottostante Cattedrale per mezzo di una maestosa arcata sorretta da colonne, ascendesi per una pregevole gradinata.
Innalzato d’ordine del Duca Carlo Emanuele II sul disegno del Guarini, per la sua forma rotonda, per le sue ricche colonne e pei suoi pilastri di marmo nero a basi e capitelli di bronzo, è l’interno di quella ricchissima Cappella Reale, più che severo, mestissimo.
Vi ha chi si ostina a sostenere che la sua cupola è singolare, ma per la licenziosa stranezza delle sue forme, che è un vero sfregio dell’arte architettonica. Singolare non è neppure l’altare, benché disegno del Bertola e ricco a profusione stucchevole di ornati del Borelli. Singolare ed ammirabile è la duplice preziosissima sua cassa, che racchiude la Santa Sindone, il venerabile lenzuolo, in cui venne raccolto dal pietoso Giuseppe di Arimatea il Corpo Augustissimo del Redentore.
Santissima, adorabilissima Reliquia, che trasportata in Europa nel 1187 da una famiglia espulsa da Gerusalemme dal feroce Saladino, acquistata da un Goffredo di Charny della Sciampagna, fu dalla costui figliuola ed erede, andata sposa ad un gentiluomo del nostro Duca Amedeo VIII, dopo molte vicissitudini donata ai principi della Casa di Savoia.
I quali, dopo averla riverentemente ed a seconda dei tempi trasportata ora da Chambery a Vercelli, ora da Vercelli nuovamente, per secondare i desiderii del popolo, a Chambery, ora da Chambery al Castello di Lucento per ivi sottoporla all’adorazione di S. Carlo Borromeo a tale oggetto pellegrinante, venne finalmente rinchiusa là, ove oggi splendidamente la vediamo, e adoriamo. Checché abbia scritto contro la sua autenticità la immonda penna di un Calvino e di altri ignobili suoi detrattori.
Grande, bisogna dirlo, fu in ogni tempo la devozione dei Principi e delle Principesse dell’augusta casa di Savoia per questa prodigiosa e taumaturga Immagine del corpo Santissimo del Salvatore.

arte, colori, italia ed europa, religiosità, storia

p. 219
#8210; Faccio quello che vorranno il mio papà e la mia mammà, rispose la fanciulla, fattasi rossa in viso.

colori

p. 228
Di un brutto fatto però si macchiarono in questa circostanza i Pisani, che non possiamo passare sotto silenzio. Del brutto fatto, per cui si suol dire proverbialmente ancor oggi: Fiorentini ciechi e Pisani traditori. Narriamolo.
Ai Fiorentini, che con tanta lealtà e tanto disinteresse avevano guardato la patria loro, vollero i Pisani, reduci dalla conquista, lasciare in segno di gratitudine la facoltà di scegliere tra due magnifiche porte di bronzo e due stupende colonne di porfido, portate via dalla vinta e saccheggiata isola di Maiorca. I Fiorentini, nel gradire il cortese ricordo, preferirono le due colonne. Ma che cosa avvenne? Avvenne che siccome le due colonne erano coperte di un superbissimo scarlatto nessuno avendo potuto internamente vederle ed esaminarle, i Fiorentini rimasero ingannati. Perocché esse erano state enormemente danneggiate dal fuoco.
Chi avesse la vaghezza di ammirare quelle due colonne di porfido vada a Firenze e le troverà ancora nel Battistero, in quel gioiello di tutte le architettoniche beltà, che è il tempio di S. Giovanni.

arte, colori, italia ed europa, storia

p. 232
Eppure in un antichissimo inventario di quei preziosi documenti, fatto nei giorni della soppressione della Badia, e della sua cessione ai Benedettini così detti neri, si fa menzione fra le altre memorie di una Cronaca giornaliera del Pontificato di Papa Eugenio IV e del suo infelice Felice V, antipapa.

colori, storia

pp. 237-238
In mezzo all’aspettazione generale, ecco finalmente arrivare Papa Felice, un vecchio di bello aspetto, di grave incedere, di bianchi capelli, di statura ordinaria, insieme ai figliuoli, ma dalla pelle candida, dalla candida barba e dal favellare laconico.
[…] I prelati con la mitria in capo, e tutto il clero della città e dei circonvicini paesi in solenni paludamenti sacerdotali, salirono il palco, portando croci e reliquie.
Celebrò la messa solenne lo stesso Papa.
[…] Dopo la messa e la consacrazione del novello Papa, fu recato il prezioso triregno; il cardinale si Santa Sabina lo pose in capo a Felice, che bandì l’indulgenza plenaria, e la folla proruppe in acclamazioni prolungate di ‒ Viva il Papa! Viva Felice V!

colori, religiosità

Indietro...... 321 . 322 . 323 . 324 . 325 . 326 . 327 . 328 . 329 . 330 ......Avanti
 
Centro di Studi Filologici Sardi - via dei Genovesi, 114 09124 Cagliari - P.IVA 01850960905
credits | Informativa sulla privacy |