Italia ed Europa
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 213
Le condizioni dell’economia sarda e la politica isolana attraversavano un brutto momento e non sarebbe stato facile ottenere un prestito. La «guerra delle tariffe» con la Francia aveva interrotto le esportazioni in questo paese, e diversi istituti bancari erano falliti.
p. 255
Disse che gli invidiava la possibilità di andarsene nel Continente, di viaggiare, di conoscere finalmente l’Italia, di cui avevano tanto sentito parlare e avevano letto sui libri.
p. 274
Dopo la fiammata del Risorgimento, era cominciata l’Italia istituzionalizzata dei prefetti e dei generali, l’Italia della tassa sul macinato e di Dogali, che possedeva soltanto di nome indipendenza, unità e libertà, e nelle sterili polemiche tra Destra e Sinistra si delineava già l’inetta classe dirigente che doveva accompagnarla verso la Grande Guerra e il fascismo.
p. 301
Finché stava in Italia, «in Continente», c’era speranza di vederlo, sia pure di rado, ma se andava in Africa, chi sa quanto tempo sarebbe durata la separazione.
p. 302
Era a Milano nelle giornate del ’98 e scampò alla morte per miracolo. Andò a Genova, lavorò come scaricatore e, iscritto alle leghe, prese parte agli scioperi. Quando partì per Marsiglia era un socialista rivoluzionario, pronto a menar le mani ogni volta che fosse necessario, tanto che la polizia francese lo teneva d’occhio e finì per rispedirlo in Italia.