Colori
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 336
Ogni casa, simile a un guscio annerito, prende luce da piccole finestre e dalla porta aperta direttamente sul cortile.
pp. 338-339
Tra poco, gli aranci avrebbero cominciato a fiorire, nella valle, nei cortili delle case, e già gli pareva di sentirne il delicato profumo, così delicato che contrastava con l’aspetto rustico e scaglioso delle case di granito, con i coppi rossi e bruni trattenuti da sassi o da tronchi.
p. 340
Margherita Fulgheri Uras si era già alzata e, aiutata da Aurelia, la ragazza dai capelli rossi, faceva toeletta avvolta nella sua ampia vestaglia color lilla. […] Gli piaceva assistere a quella toeletta della nonna; gli piaceva l’odor di menta del dentifricio, quello di rosa della crema, e sopratutto quello della buona «Acqua di Felsina» che sovrastava tutti gli altri.
p. 341
Gli uomini erano vestiti di nero, come sempre nei giorni di festa, e portavano al risvolto della giacca strane coccarde di carta colorata ornate di stelle filanti. Alcuni avevano sulla testa, come un elmo, assicurato dal sottogola di elastico, maschere di cartone o di cartapesta dai lunghi nasi; altri, calzoni alla zuava a colori sgargianti e tutti rapezzati, giustacuori variegati, vestiti da donna, o lenzuola legate con un nastro, due buchi per le braccia e due fori per gli occhi. […] No, era odore di acquavite all’anice perché era festa, era l’ultimo giorno di carnevale, e quel giorno le donne avrebbero fatto le frittelle dal miele e le avrebbero offerte col vino bianco alle maschere entrate liberamente nel cortile. Nessuno avrebbe ordinato ai bambini di star fermi, di star quieti, perché era carnevale e si poteva fare qualunque cosa. […] Il «cacciatore» è la maschera caratteristica di Norbio.
pp. 341-342
ldquo;La sua tenuta è approssimativamente quella di un cacciatore, solo che gli abiti sono di colori strani e sgargianti, dal giallo all’azzurro e sempre rappezzati”.