Religiosità
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 498
Ed Efix s'inginocchia ma non prega, non può pregare, ha dimenticato le parole; ma i suoi occhi, le mani tremanti, tutto il suo corpo agitato dalla febbre è una preghiera.
p. 504
E questo non voleva, a sua volta, forzare la sorte, e pensava ch'era peccato cercare di opporsi ai voleri della provvidenza. Bisognava abbandonarsi a lei, come il seme al vento. Dio sa quello che si fa.
p. 511
- Ebbene, compagno mio, tutto succede per ordine del Signore: noi siamo strumenti ed Egli si serve di noi per provare il cuore degli uomini, come il contadino si serve della zappa per smuovere la terra e vedere se è feconda. Cristiani, non guardate in noi due creature povere; più tristi delle foglie cadute, più luride dei lebbrosi; guardate in noi gli strumenti del Signore per smuovere il vostro cuore!
p. 512
Tutta la frescura della sera, tutta l'armonia delle lontananze serene, e il sorriso delle stelle ai fiori e il sorriso dei fiori alle stelle, e la letizia fiera dei bei giovani pastori e la passione chiusa delle donne dai corsetti rossi, e tutta la malinconia dei poveri che vivono aspettando l'avanzo della mensa dei ricchi, e i dolori lontani e le
speranze di là, e il passato, la patria perduta, l'amore, il delitto, il rimorso, la preghiera, il cantico
del pellegrino che va e va e non sa dove passerà la notte ma si sente guidato da Dio, e la solitudine
verde del poderetto laggiù, la voce del fiume e degli ontani laggiù, l'odore delle euforbie, il riso e il
pianto di Grixenda, il riso e il pianto di Noemi, il riso e il pianto di lui, Efix, il riso e il pianto di
tutto il mondo, tremavano e vibravano nelle note dell'usignuolo sopra l'albero solitario che pareva
più alto dei monti, con la cima rasente al cielo e la punta dell'ultima foglia ficcata dentro una stella.
p. 513
- È come che conduca un malato, un lebbroso. Dio terrà più in conto la mia opera di misericordia.