Colori
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 324
Riconobbe il palazzone rossastro del tabacchificio, poi, a un tratto, si accorse che le luci a gas erano già accese, e il viale sembrò prolungarsi all’infinito verso la parte alta della città.
p. 324
Francesco gli stava accanto e Angelo vedeva le gocce di sudore scorrere su la pelle abbronzata, infilarsi nel colletto della tunica inzuppando l’impeccabile cravatta di picchè bianco. […] Era un uomo alto e magro, coi capelli radi e sbiaditi e gli occhi grigi.
p. 330
I caprai passavano lontano e se qualche bestia veniva attratta da quel verde, che da piazza Frontera sembrava muschio su le rocce, subito la faceva rientrare nel branco. […] Salendo verso la chiesetta, se ne vedono alcuni enormi, con i rami grigiastri come sconvolti da un vento cosmico che li abbia investiti, ma come il vento eterni, indistruttibili.
p. 334
Ogni giorno il nonno leggeva a voce alta l’elenco dei caduti, e il numero degli scialli neri delle donne cresceva ogni domenica.
p. 334
Nascondendo il loro riposto pensiero guardavano Francesco abbottonarsi sorridente il lungo cappotto grigioverde, guardavano i suoi baffetti neri, i suoi occhi chiari, allegri e inconsapevoli: «Possibile che lui non pensi la stessa cosa?»