Colori
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 305
Sulla facciata gli scolatoi nerastri delle gronde, balconi trasformati in ripostiglio, cesti sfondati, biancheria stesa.
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Dalla strada che imboccarono Felice e Antonietta preceduti dai bambini, si vedeva il verde pallido dei fichidindia e quello cupo delle montagne, oltre le quali Norbio e la vasta pianura del Campidano.
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ldquo;Poi videro il carro, tirato da due pariglie, e il grande carico di sughero bruno, oltre la siepe. […] «Ehi, compare Giuseppe!» gridò Felice «ce lo date un passaggio per Norbio?» e ad Antonietta, a bassa voce: «Sei fortunata, è Giuseppe Lisca, un amico mio»&rdquo
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laquo;Ehi, compare Giuseppe!» gridò Felice «ce lo date un passaggio per Norbio?» e ad Antonietta, a bassa voce: «Sei fortunata, è Giuseppe Lisca, un amico mio»
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In fondo si vedeva la campagna fatta di dune di sabbia coperte di fitti cespugli, e il mare di un intenso azzurro, che si schiariva in un verde trasparente ben delimitato, oltre il quale, in una lontananza stellare, si intuiva un irraggiungibile orizzonte. Dalla strada che imboccarono Felice e Antonietta preceduti dai bambini, si vedeva il verde pallido dei fichidindia e quello cupo delle montagne, oltre le quali Norbio e la vasta pianura del Campidano.