Colori
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 272
A notte alta riuscì a staccarsi e si rifugiò in cabina con la testa che gli girava; si spogliò al chiarore rossastro della lampada notturna e dormì alcune ore.
p. 273
Attraverso i vetri si vedeva il mare verde e il cielo grigio sui bruni bastioni michelangioleschi di Civitavecchia.
p. 273
Attraverso i vetri si vedeva il mare verde e il cielo grigio sui bruni bastioni michelangioleschi di Civitavecchia.
p. 277
Il bersaglio poteva essere la banderuola di ferro di uno dei tanti comignoli del Palazzo arcivescovile che, colpita, girava all’impazzata emettendo un lamentoso cigolìo che si udiva anche da casa Fulgheri; oppure il galletto di lamiera infilzato nel parafulmine dell’agile campanile di Santa Barbara che svettava sopra i tetti contro lo sfondo di Monte Homo; o la grande campana che appariva come un triangolo nero nel vano della torre.
p. 281
Aveva il viso sempre arrossato e si faceva la barba di rado a causa di una irritazione della pelle, così che i peli bianchi e ispidi gli davano l’aspetto di un uomo malato.