Colori
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
p. 172
La neve cadeva così in fretta che dal campanile si vedeva soltanto la sagoma grigia al di là della fitta cortina di fiocchi.
p. 174
Se ne stava lì immobile a guardare il profilo della moglie contro il muro bianco e ruvido, quel profilo infantile, le labbra socchiuse, la fronte dolcemente bombata, le lunghe ciglia ricurve, che a un tratto tremavano precedendo di poco il momento in cui Valentina usciva dal sonno.
p. 177
Appena il giorno prima sembravano morti, bruciati dal freddo, così grigi e contorti. Solo un occhio esperto avrebbe potuto scoprire le piccole gemme dalla punta rosata.
p. 180
Al segnale convenuto, sotto gli occhi attenti della folla assiepata alle sue spalle, montava a cavallo con un salto da acrobata, caricava il lungo fucile, si assestava sulla sella, sputava, si lisciava la gran barba nera che gli arrivava alla cintola, poi alzava lento il fucile, mirava per un lungo istante, e la testa del gallo saltava via di netto.
p. 181
ldquo;I confratelli delle Anime indossavano, durante le cerimonie religiose, una cappa rossa, quelli di Nostra signora con la cappa bianca, con due buchi per gli occhi, ma tutti indistintamente portavano sotto la cappa la leppa, il coltello sardo lungo almeno un palmo e mezzo, simile al machete usato nei paesi dell’America latina dai tagliatori di canna da zucchero.