Colori
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 169
Dal viso magro e bruno strizzò l’occhio a Valentina con chiara allusione.
p. 170
Aveva la pelle liscia e bianca, con una rada peluria sul petto.
pp. 170-171
Le case del paese si indovinavano dai buchi neri delle finestre, dalla linea orizzontale delle grondaie; gli alberi sbucavano contorti rinsecchiti come i disegni di un bimbo fatti col carbone su un muro scialbato a calce.
p. 171
Aveva la faccia rossa e i denti bianchi e forti si intravedevano sotto i folti baffi neri.
p. 171
Aveva posato in fretta e furia la penna dalla cannuccia d’argento, come una scolare colta in fallo; ma il sindaco, dopo che anche Angelo ebbe firmato, asciugò accuratamente il pennino d’acciaio con uno straccetto, l’avvolse in un pezzo di carta velina, la rimise nell’astuccio di pelle foderato di seta bianca e glielo porse con un inchino pregandola di accettare quel «modesto omaggio» da parte dell’Amministrazione.