Colori
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 161
Il segreto fu mantenuto, e solo all’ultimo momento, davanti alla porta di casa dei Cadoni, alla luce delle candele che le serve tenevano alte, Valentina vide Angelo non vestito in costume, come si aspettava, ma alla «francese», con un abito scuro, la camicia bianca con il colletto inamidato, la cravatta di seta color perla e il cappello a staio, come «i signori» […] Fin dalla mattina aveva cominciato a nevicare, e le montagne erano tutte bianche, quasi luminescenti nel buio fondo.
p. 162
Diede un’occhiata al viso severo di suo padre, incontrò lo sguardo dei suoi occhi nocciola e con meraviglia lo vide sorridere. Le aveva sorriso scoprendo i suoi forti denti bianchi: un sorriso d’intesa che sottintendeva qualcosa di segreto
p. 164
Il pavimento della chiesa era tutto bagnato e sporto di una poltiglia di neve e di fango nerastro.
p. 165
ldquo;Il mercante imprecava in bosano, mentre il landeau si allontanava. Imprecava anche per scaramanzia, perché la vecchia carrozza nera e sgangherata gli era sembrata di malaugurio come un carro funebre «A s’inferru, a s’inferru, bagassa ezza!» Urlò tagliando l’aria con la mano. «All’inferno, all’inferno, vecchia bagascia!» […] In cucina i frantoiani Gavino e Vissente stavano tagliando i capretti e il porchetto, appena cotti nel grande fornello nel frantoio&rdquo
p. 165
Il mercante imprecava in bosano, mentre il landeau si allontanava. Imprecava anche per scaramanzia, perché la vecchia carrozza nera e sgangherata gli era sembrata di malaugurio come un carro funebre «A s’inferru, a s’inferru, bagassa ezza!» Urlò tagliando l’aria con la mano. «All’inferno, all’inferno, vecchia bagascia!»