Colori
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 121
I venditori di coltelli, venuti dalla lontana Pattada, presentavano la loro merce sparsa sui neri mantelli di orbace: erano coltelli di varia grandezza, con il manico di corno e la lama a forma di foglia, di cui tutti gli abitanti di Norbio erano forniti, e che servivano per tagliare il pane e per sgozzare gli agnelli, per difesa e per offesa: alcuni lunghi un palmo, altri non più lunghi del mignolo di un bambino, ma aguzzi e bene affilati.
p. 121
La gente venne, in parte, riassorbita dalle strade laterali. […] Ma poco dopo, lentamente, la gente cominciò a risalire verso il centro, affollandosi attorno alle bancarelle dei venditori di torrone di Tonara e di sorbetti di Aritzo. In piazza del Municipio e lungo il muraglione dell’antico convento erano già pronte le impalcature dei fuochi d’artificio che, dopo cena, avrebbero concluso la giornata. Dovunque ci fosse un po’ di spazio, lungo i muri delle case e ai piedi del muraglione, le venditrici di biscotti avevano disposto per terra le loro canestre rotonde colme di ciambelle. I venditori di coltelli, venuti dalla lontana Pattada, presentavano la loro merce sparsa sui neri mantelli di orbace: erano coltelli di varia grandezza, con il manico di corno e la lama a forma di foglia, di cui tutti gli abitanti di Norbio erano forniti, e che servivano per tagliare il pane e per sgozzare gli agnelli, per difesa e per offesa: alcuni lunghi un palmo, altri non più lunghi del mignolo di un bambino, ma aguzzi e bene affilati. La gente commentava la corsa, ognuno esaltava i propri preferiti e aspettava che la giuria proclamasse il nome del vincitore. Ma a un certo punto il brusìo della folla si fece più intenso, come quello di un alveare in allarme.
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A un gesto di diniego di Sofia corse in casa e tornò con un sacchetto di lino: pane nero, formaggio, olive in salamoia, una bottiglia di vino. Mise tutto nella bisaccia legata dietro la sella e aprì il portone. […] Quelli che vanno alla prima messa: donne anziane e vecchi con le loro facce color sughero, corrose dal tempo, le mani simili a radici secche, ma tutti col vestito della festa; gli uomini con la camicia pulita, le donne con i bottoni d’oro e il rosario alla cintola.
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A un gesto di diniego di Sofia corse in casa e tornò con un sacchetto di lino: pane nero, formaggio, olive in salamoia, una bottiglia di vino. Mise tutto nella bisaccia legata dietro la sella e aprì il portone. […] Quelli che vanno alla prima messa: donne anziane e vecchi con le loro facce color sughero, corrose dal tempo, le mani simili a radici secche, ma tutti col vestito della festa; gli uomini con la camicia pulita, le donne con i bottoni d’oro e il rosario alla cintola.
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Se, qualche volta, si infilava tra gli oleandri che formavano una parete verde a lato del viottolo serpeggiante, era per riapparire subito dopo. […] Lì Angelo si sarebbe aspettato di trovare una beccaccia.