Colori
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 99
Si alzò, ripose il cucito nell’apposito cestino, poi baciò il figlio sulla vena azzurra della tempia come quand’era bambino.
p. 104
Ma una mattina, nel cortile di casa, sua madre gli mostrò la leggera colonna di fumo nero che si levava di dietro la cima di Monte Homo.
p. 104
Ma una mattina, nel cortile di casa, sua madre gli mostrò la leggera colonna di fumo nero che si levava di dietro la cima di Monte Homo.
p. 106
Per Angelo, ogni rumore era un’immagine. Poi intravide tra i cespugli e i tronchi ancora intatti, il bianco di quelli tagliati e le grandi ceppaie da cui emanava quell’odore inconfondibile di legna fresca. Vide anche i boscaioli. Indossavano la camicia di cotonina nera all’uso toscano, con i fianchi stretti da una fusciacca colorata.
pp. 107-108
laquo;Non mi direte che sparate al volo ai colombi» rise. […] Erano ai limiti del bosco, c’era un tratto di terreno pianeggiante tra loro e la brughiera dove il cane correva a balzi tuffandosi e riemergendo dai cespugli di cisto color tabacco. La lepre sbucò di tra i cespugli puntando quasi in direzione dei due uomini, poi obliquò a destra presentando il fianco. […] La lepre, come se avesse inciampato, si staccò da terra, piroettò in aria e sparì come inghiottita dal terreno. […] Carignosa, che correva sulle tracce della lepre, si fermò di botto, la prese in bocca e corse a deporla ai piedi di Angelo che l’accarezzò a lungo.