Colori
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 56
Mise il basto all’asino, ci legò su gli attrezzi, un falcetto, un piccone e una vanga, e si avviò con le sue gambe storte, così storte che le scarpe si erano consumate dalla parte esterna e avevano due buchi che lasciavano vedere la pelle grigiastra.
p. 57
Si avvicinò all’albero a passi lenti, strappò il coltello infisso profondamente nella corteccia grigia e rugosa dell’olivo, lo lanciò, di là a un altro albero e la lama si infisse obbediente.
p. 58
Si portò le mani alla bocca e aprendole a imbuto gridò: «Vengooo!» rivolto verso la casa che si intravedeva tra le fronde grigie.
p. 58
Guardando in alto vide tra i rami, come in trasparenza, il cielo azzurro di quella limpida giornata autunnale.
pp. 60-61
Ma la cosa che gli piaceva di più era la finestra dalla quale si potevano veder anche la Fluminera e i tetti rossicci delle case, le nude pendici di Monte Volpe e di Monte Homo.