Colori
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 38
Lei fuggì via, volando, rapida come il pensiero, seguita dalla scia di fumo bianco e da un bisbiglio di voci simile a un fruscio di foglie secche.
p. 38
Lo spettro si scrollava e spalancava i grandi occhi grigi, la guardava come quand’era vivo e diceva con voce chiara: «Fate in modo che le mie ultime volontà siano rispettate: è tutto spiegato nel testamento».
p. 39
C’erano anche cani e cavalli, e due carri a buoi, che si mossero cigolando su per lo stradone troppo stretto dietro al canonico Masala, l’Arciprete, che montava un cavallo e indossava i paramenti neri e gialli dei servizi funebri.
p. 39
La casa era tutta circondata dalla nebbia bianca, e la nebbia non era più sospesa nell’aria, ma aveva preso la forma di una folla che camminava e si agitava brulicando.
p. 39
Era tutta la gente di Norbio trasformata in fumo bianco: uomini, donne e bambini, tenuti per mano dai padri o dalle madri.