Colori
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 18
Eppure ci passavano i pesanti carri a buoi carichi di legna, di covoni o di uva appena colta, al tempo della vendemmia, e c’erano sui muri delle case di mattoni crudi i segni dei mozzi con il nero della morchia.
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Intanto i suoi magri e bruni piedi s’erano liberati delle logore ciabatte casalinghe e cercavano gli zoccoletti di lucida tela cerata.
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Aveva gli occhi neri, ancora giovani, furbi e scintillanti.
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Angelo vide sua madre intenta a spazzare vicino alla legnaia: era in sottanella e ciabatte, e attraverso gli strappi si vedeva il bianco della sottoveste.
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Due vecchi fecero appena in tempo a scansarsi appiattendosi contro il muro della casa di Giacinto Spano, l’esattore dalla barba rossa, che certamente aveva udito e riconosciuto il calesse di Fulgheri e aveva alzato dalle carte i larghi occhi verdastri.