Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 854
Marianna restava immobile presso il finestrino. Il piccolo gatto dell'ovile era balzato sul davanzale fissando al di fuori i grandi occhi verdi ansiosi: pareva vedesse qualche cosa di là del prato, di là del bosco; a volte volgeva la testa e fissava Marianna; poi si rimetteva ad aspettare come lei: d'un tratto saltò giù e sparve. I cani abbaiavano: la pioggia cessò, le nuvole s'aprirono; e nello spazio verde del cielo sopra il bosco apparve la luna.
p. 854
Marianna finalmente si scosse: le era parso di sentire, tra il fragore dell'uragano, un passo che il suo cuore si ostinava ad accompagnare col suo palpito. E s'era fatta rossa, dapprima per il turbamento, poi per la vergogna del suo turbamento.
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Allora la vita parve tornare in lei; arrossì e non ritirò la mano ch'egli le stringeva forte, ma disse piano, con voce calma: - Ma questo tu lo sapevi bene; e se io ero ricca davanti a te povero, tu eri povero davanti a me ricca...
Anche lui arrossì: inghiottì la saliva, con disgusto, come inghiottisse un boccone amaro, e scosse la testa.
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Marianna sollevò gli occhi: vide il cielo tutto schiarito, d'un azzurro verdognolo, con la luna grande, rosea, sopra il bosco ancora grave d'acqua.
p. 858
Vedeva tutto rosso; l'acqua che lo inzuppava si mischiava al suo sudore e diventava calda; e gli pareva di essere tutto intriso di sangue, del sangue sgorgato dalla ferita terribile che Marianna con quella sola parola gli aveva scavato nel cuore.