Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 845
Costantino rattizzò il fuoco e nel protendersi il rosario - un piccolo rosario rosso che pareva fatto di bacche di agrifoglio - gli cadde dalla cintura battendo sulla pietra del focolare.
p. 846
La luna splendeva nel mezzo del cielo d'un azzurro puro come quello delle albe estive e ogni filo d'erba esalava il suo odore più dolce; eppure di tratto in tratto il grido dell'assiuolo pareva il gemito del cuore della terra che fra tanta quiete si doleva d'una pena segreta inguaribile.
p. 847
Allora camminava e camminava, come un sonnambulo, lungo i sentieruoli grigi fra l'erba argentea, sopra l'ombra dei cespugli e dei fiori; e Marianna e Simone, con la loro passione fatta più di odio che d'amore, gli sembravano lontanissimi, ai limiti opposti del mondo; e anche lo sdegno stolto di Sebastiano, e l'umiliazione sua stessa e il suo rancore: tutto gli sembrava ombra.
p. 849
Allora si mise, quale conveniva a un uomo forte pari a lui, col fucile al fianco, il busto rigido, le mani sulle ginocchia: pareva un idolo, col viso composto a una calma artificiosa, i folti capelli lucidi al riflesso argenteo che penetrava nella grotta, incoronati dal cerchio nero della berretta, gli occhi socchiusi fissi dall'alto sul compagno che si svegliava a poco a poco rabbrividendo e stiracchiandosi.
p. 853
Verso mezzogiorno il tempo s'era fatto grigio, quasi freddo. Marianna stava accanto al fuoco, come nella sua casa di Nuoro nei lunghi giorni d'inverno e d'attesa, e di nuovo le sembrava che tutto, la visita di Costantino, l'ambasciata di Simone, le grottesche minacce di Sebastiano, tutto fosse stato un sogno.