Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 795
- Siedi, Simone. Sei stato da tua madre?
- Sì, sono stato. Va sempre male, e le mie sorelle non volevano neppure lasciarmi entrare. Sì, sono stato, - aggiunse un po' timido e incerto, riprendendole una mano ch'ella tentava di non dargli, e nettandole fra il pollice e l'indice un dito ancora roseo di sangue.
p. 801
- Fidela... devo dirti una cosa. Ho ricevuto in casa un uomo, stanotte. E tosto si scoprì il viso rosso al quale gli occhi scintillanti davano un'insolita espressione di fierezza
pp. 807-808
La serva si alzò e sparse il sale sul cinghialetto già infilato nello spiedo.[...] La serva faceva di tanto in tanto girare lo spiedo col cinghialetto spaccato diventato nero sulla catena e d'un color rosso dorato coperto dal velo del sale nell'interno, con i visceri scuri e le costole biancastre.
p. 808
Il vino e il pane erano pronti sul tavolo e Marianna, per ingannare un po' la sua inquietudine e convincersi che tutto non era un sogno della sua fantasia, andò in soffitta a prendere dell'uva. Con una canna in mano stette a guardare in su, scegliendo il grappolo da spiccare: erano tutti belli, i grappoli; pendevano a coppie dal trave centrale come da un pergolato senza pampini, con tutti gli acini intatti, freschi e gialli come grani d'ambra. Sollevò la canna, spiccò un grappolo, lo abbassò cautamente, lo pesò fra le mani: non le parve abbastanza bello e ne spiccò un altro, ma il giunco si ruppe, il grappolo le cadde addosso e gli acini le corsero sulla persona e rotolarono sul pavimento come i grani d'una collana rotta.
p. 808
Attraverso il vetro vide un tratto della città, una distesa di tetti neri e bianchi, e sull'orizzonte scuro sotto il cielo basso, il monte nevoso, disteso nella notte come un grande orso bianco addormentato.