Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 732
I suoi grandi occhi neri vivissimi, che illuminavano tutta la sua figura triste, cercarono subito Marianna; e appena smontò agile davanti a lei che s'era alzata silenziosa, le cinse le spalle con un braccio guardandola di sotto in su, un poco più piccolo di lei, familiare ma anche malizioso.
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Di fronte al finestrino nel cui sfondo verdeggiava il bosco, s'intravedeva, attraverso l'uscio aperto, la stanzetta attigua che aveva anche una porta verso la radura: l'ambiente pulito, col lettino bianco di Marianna, il tavolo, un quadretto e un piccolo specchio alla parete, contrastava con quello della cucina.
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Simone si guardò in giro, salutando le cose che ben riconosceva: le pareti nere di fumo, il tetto basso, le stuoie su cui aveva dormito i suoi sonni profondi d'adolescente, le panche rozze, i recipienti di sughero, le pelli e le pietre e tutti gli altri oggetti d'ovile che odoravano di cacio e di cuoio e davano alla rozza stanza l'aspetto di una tenda di pastori biblici.
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Tutti risero guardando fuori verso la figura gigantesca e nera del servo che si avanzava rigido tutto di un pezzo come fosse di legno.
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Marianna fece un gesto con la mano, per accennargli che cessasse, che tacesse, su quell'argomento ingrato: e lui arrossì, per l'orgoglio della fiducia di lei.