Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 114
In quei giorni sereni egli se ne stava lunghe ore sotto un albero coricato supino, guardando il cielo azzurro attraverso i rami, ascoltando la voce lontana del bosco, il roteare del torrente, il richiamo degli uccelli.
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laquo;Che dirà quando saprà?», pensava continuamente. Gli pareva di non amarla più, tanto più che essa era diventata quasi deforme, gialla e gonfia in viso; ma si sentiva legato a lei da un nodo indissolubile e aveva paura di rompere questo legame.
p. 120
- Ah, sì! - esclamò zio Portolu spalancando gli occhietti rossi. - Come i miei figliuoli ce ne son pochi, grazie a San Francesco.
p. 120
Maddalena sollevò gli occhi, e un fugace rossore le rischiarò il viso: dopo quanto aveva temuto, le parole di prete Porcheddu le sembravano una lieta novella: Elias era perduto per lei, ma ella poteva ancora rassegnarsi poiché altra donna non l'avrebbe avuto.
p. 121
Nelle grandi funzioni religiose, quando egli indossava il camice di merletto annodato da un largo nastro azzurro, pareva un angelo melanconico, con una piega di suprema ma dolce tristezza nella bocca di rosa pallida; molte fanciulle paesane, ed anche qualche signorina, lo guardavano un po' troppo a lungo, con molto interesse.