Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 77
Si trovò in casa sua, sul suo letto dalla rozza coperta di lana, nell'umile cameretta bianca.
p. 79
In cucina la madre della sposa e un'altra parente preparavano la cena: zia Annedda andava e veniva, dal cortile alla cucina, dalla cucina alla camera di Elias, in punta di piedi, bianca e calma in viso.
p. 79
Che Elias doveva migliorare ella lo sapeva: credendo ch'egli avesse «preso qualche spavento» gli aveva preparato e fatto bere un'acqua speciale, poi gli aveva appeso al collo una medaglia santa, aveva acceso la lampada a San Francesco, e infine aveva pronunziato le parole verdi, scongiuro per sapere se il malato doveva vivere o morire. Le parole verdi avevan risposto ch'egli doveva vivere; San Francesco sia lodato e Dio sia benedetto in tutte le sue sante volontà.
p. 81
Grandi corvi lenti e melanconici solcavano il cielo pallido; l'erba di autunno rinasceva sulle stoppie annerite dalle abbondanti piogge cadute ultimamente.
p. 86
Negli orizzonti lontani, negli sfondi un po' lattiginosi, pareva ci fosse il mare; in certe sere l'orizzonte diventava tutto d'un roseo latteo madreperlaceo, con qualche nuvola d'un azzurro pallido che sembrava una vela navigante.