Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 364
Ella filava, e la sua conocchia gonfia di lino sembrava una testa bionda da cui le agili dita di lei traevano un filo interminabile dorato come quello di un sogno.
p. 365
La stanzetta non aveva nulla di particolare; ma la lampadina di ferro a tre becchi, appesa alla parete sopra il tavolinetto, pareva un uccello nero con una fiammella per lingua; e l'ombra che si spandeva sul muro, e le figure delle due donne, pallida e triste quella di Margherita, tragica e nervosa quella di zia Martina le cui sopracciglia si movevano di continuo e le cui dita adunche correvan sulle carte come zampe di aquila, davano alla scena alcunché di satanico. Pretu provò un senso di paura e di piacere.
p. 365
Pretu, col viso ansioso sull'apertura della porticina, socchiusa, aveva già veduto Margherita e la fattucchiera ferme davanti a un tavolinetto coperto da un fazzoletto nero sul quale zia Martina disponeva in semicerchio un mazzo di carte da gioco.
p. 369
Se io ho l'odio in cuore vedo il mio nemico col viso nero come l'ho io che ho la fisionomia del demonio; e se ho l'amore vedo bello anche il nemico che ha il coltello nel pugno...
p. 372
Ma egli si vantava di non aver pianto neanche da bambino; vinse quindi il suo turbamento, mentre stendeva la mano, tenendola alquanto sospesa su quella di Jorgj, quasi per assicurarsi prima se questa era disposta alla stretta: finalmente la posò, nera e ancora potente, su quella piccola mano cerea che non andava incontro ma neppure sfuggiva a quell'atto di pace.