Colori
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 353
L'immagine di Mariana sostituì quella di Columba: ella tornò a sedersi sullo sgabello, davanti al letto di lui, con un mazzolino di rose in mano e il bel viso più bianco del solito velato da un'ombra che non era quella del gran cappello nero.
p. 353
Il caldo richiamava le mosche attorno al letto del malato, e a giorni egli era così sofferente che pareva dovesse morire; ma quando dopo il tramonto un soffio di frescura scendeva dall'altipiano e il chiarore rosso del crepuscolo rendeva meno triste la stamberga, egli si rianimava, diventava quasi allegro, chiacchierava con Pretu contando i giorni che ancora rimanevano per arrivare all'ottobre.
p. 354
Ed ella se n'era andata; era sparito il suo vestito bianco, il suo cappello nero, la sua borsa scintillante; ma il suo sguardo e la sua voce restavano lì, sempre, attorno a lui, e spesso alla notte egli si svegliava con l'impressione di vederla da un momento all'altro riapparire e l'aspettava come aveva aspettato Columba.
p. 355
- Ci vuole la fede; se non si crede in Dio non si riesce in nulla, - ripeté la serva di zio Remundu, immobile, gialla e ieratica sullo sfondo nero della porta.
p. 356
D'un balzo fu di nuovo nella stamberga e vide che il suo padrone, immobile anche lui sul suo guanciale bianco, col pallido viso illuminato dal riflesso del tramonto,conservava la sua espressione sognante, mentre quei due, il prete e il medico,continuavano la loro discussione.