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Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007

La bella di Cabras

Enrico Costa

p. 76
Uno degli agenti segreti, a cui la signora Giovannica si era raccomandata per la delicata missione, era stato il Rettore di Cabras; il quale, per il suo ministero, poteva più di ogni altro conoscere i bisogni e la moralità delle sue parrocchiane. Il Rettore aveva già posto gli occhi sopra Rosa; e dopo la disgrazia avvenuta alla famiglia, pensò di ritornare all'attacco presso zio Antonio Maria, ormai accasciato sotto tanti infortuni. Bisogna qui dichiarare, a scanso di equivoci, che il parroco agiva in tutta coscienza, e che, più che a fare un piacere alla moglie del consigliere, aveva in animo di alleggerire le sventure di zio Antonio Maria, uomo onesto e laborioso che gli voleva togliere dai fastidi e dalla miseria. Il parroco si presentò di nuovo a zio Antonio Maria, e gli ricordò l'antica proposta. Gli fece considerare che i tempi si facevano sempre più tristi; che a Cabras altri contadini, più ricchi di lui, non avevano esitato a collocare come serve le proprie figlie, e che infine si era presentata per Rosa una vera fortuna da afferrare per i capelli, trattandosi di entrare al servizio di una delle più oneste, ricche e rispettabili famiglie d'Oristano.

costumi, religiosità

p. 78
La mattina del giorno seguente, designata alla partenza, la casa di zio Antonio Maria era assediata da tutte le comari e dagli amici del vicinato; i quali erano venuti a salutare la loro giovine compagna, colla quale avevano passato la parte migliore della vista. Fu una dimostrazione veramente affettuosa e cordiale, senza un'ombra d'invidia e di malignità, come sa farla quella buona gente nata nel contado, lontana dalle ipocrisie e dalle false virtù del gran mondo, ed ignara di ciò che è convenienza, etichetta, complimento.

costumi

p. 79
Le tre fanciulle, così care e belloccie, avevano sulla testa il lungo fazzoletto nero; e quel lutto le faceva maggiormente spiccare in mezzo alla folla.

colori

pp. 81-82
Cagliari ha ancora i suoi quartieri di Villanova e di Sant'Avendrace, dove conserva il colore locale antico, in grazia ad un avanzo di rigattieri e pescatori che vi abitano; Sassari ha i suoi rioni di San Donato e di Sant'Apollinare, dove regna tuttora il rudere del vecchio zappatore; Ozieri non si è ancora totalmente emancipata dall'influenza dell'antica classe dei così detti principali, che già si ribellarono all'arbitrio e alla prepotenza dei nobilucci feudatari; Nuoro, città, conserva la maggior parte della Nuoro villaggio, abitata da uomini fieri del proprio costume montagnolo; il cittadino della nuova Tempio non ha deposto completamente i suoi modi violenti, né il suo berretto frigio piegato in avanti, né la sua cacciatora alla corsa; il popolano di Bosa, l'ebreo errante della Sardegna, ha sempre fatto e continua a far guerra al cappello di feltro; Iglesias ha ancora cittadini colle fedine alla portoghese e il mezzo tubo in testa; Alghero non si è ancora liberata del suo contadino inviolabile che ingombra i crocicchi: sarda semente sfuggita al reale decreto che ripopolava di catalani la bella città isolana. Ed Oristano, ancor essa, ha tuttora i suoi cittadini scalzi e sbarbati, che non rinunziano alla mastrucca, al fazzoletto sul berretto, ad ai capelli a treccia annodati sulla fronte.

costumi, geografia

p. 81
Fra tutte le città sarde, nessuna certamente ha conservato un tipo speciale come Oristano. Si riscontra tuttora in essa il carattere che aveva due o tre secoli fa, tanto nella topografia e nel genere di fabbricati, quanto nel tipo, negli usi, costumi e foggie di vestire della popolazione.

costumi, geografia

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