Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007
La bella di Cabras
Enrico Costa
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Nessuno lo richiedeva dell'opera sua pel trasporto dei cereali, del mosto, delle ulive od altri generi.
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E forse, il giorno precedente, anche il maestro della scuola serale avrà predicato al figlio dell'operaio che l'istruzione obbligatoria è molla indispensabile perché il carro della civiltà cammini senza sbalzi sulla via maestra del progresso.
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Il paese dice che avete voluto tirar su da signorine le vostre figliuole, facendole lavorar poco e mandandole a scuola... […] - Per quattro maccheroni che sa fare la mia Rosa, e per due letture su quel sillabario lacero e bisunto...?! - Eppure quei maccheroni non convengono che ai signori, a quelli che possono, fratello mio! […] - Non fanno far maccheroni alle loro figlie! Essi non dimenticano la condizione in cui Dio li ha messi; e le loro figlie sono ad Oristano, ad Uras, o a Marrubiu, al servizio di questo e di quello.
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Disse – per esempio – che nel 1509 molte galere turchesche avevano infestato i lidi e i mari di Cabras; che gli abitanti avevano sofferto molti danni, e che non pochi di essi erano stati costretti a servire gli infedeli. Parlò della squadra di soccorso spedita in quella circostanza dal Viceré di Napoli, e delle tre galere naufragate, di cui una sarda. Toccò all'assalto fatto a quelle spiaggie dai francesi nel 1637, che vi calarono comandati dal giovine Conte di Harcourt e dal Sordis, il facinoroso arcivescovo di Bordeaux.
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Lla gita a Cabras era stata concertata unicamente per far divertire il ragazzo, dovendo egli tornarsene al Seminario di Cagliari, per continuarvi gli studi. Era stato promosso dalla seconda alla terza grammatica, e segnalato con una menzione onorevole.