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arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007

La bella di Cabras

Enrico Costa

pp. 28-29
Dovrei qui spendere qualche parola sulle launeddas, sul canto e ballo sardo, e sulla corsa dei barberi, ma lo credo inutile, poiché in proposito si è detto e scritto un mondo di roba. Secondo il Bresciani tutto in Sardegna risale all'Oriente. Nel ballo sardo egli riscontra i balli pirrici della Troade, dei Cureti in Creta, dei Coribanti in Frigia, dei Dàttili in Bitinia, dei Salii nel Lazio; balli che si facevano a suon di crotali, di sistri e di tibie, le quali non sarebbero altro che le sarde launeddas a tre calami. Parlando di certi balli sardi, veduti a Pirri ed a Quarto, il Bresciani dice di avervi notato “...il corrotto delle feste adonie con tutto lo smaniare delle donne di Biblo e di Berito sopra il giovane Adone ucciso dal cignale, e poi ricondotto a vita pel grazioso dono di Proserpina...” E scusate se è poco! Lo stesso scrittore trova orientali i giuochi pubblici e segnatamente le corse dei cavalli, la foggia dei freni, il montare in sella e il gettarsi indietro correndo. Corbetta invece scrive che quello dei sardi “è un correre veramente barbaro, proprio dei veri selvaggi delle lande e pampas dell'America del Sud...”. Sono asiatici, o sono americani i nostri fantini? Il Bresciani ama tanto le voci del canto sardo, nelle quali ei trova “una certa grazia che appaga l'udito e lo accarezza dolcemente con tale non so che di soave mestizia, la quale è creata da un tremolio che fan le voci...”. Il Corbetta invece non può soffrire la musica delle launeddas, la quale (dice lui) “è piuttosto barbara che primitiva: un'armonia che non è armonia, tutt'altro che dolce; eppure i sardi ne vanno pazzi...” Sempre d'accordo gli scrittori di cose sarde”.

costumi, geografia, lingua, nazioni extraeuropee

p. 29
Un certo Beppe (Pippiccu) di Donigala.

geografia

p. 30
E' certo altresì che il costume di Cabras è inferiore per bellezza, semplicità ed eleganza a quello di Sennori, di Ploaghe, d'Osilo, d'Ittiri, di Bono, di Nuoro, e di molti altri paesi della Sardegna.

costumi, geografia

p. 30
La bella di Cabras, come le altre cabrarisse, aveva mandato in chiesa il suo più caro fazzoletto; ma il segreto era questo: il fazzoletto era stato assicurato alla canna con un altro nastro color celeste, regalato a Rosa da Salvatore. L'unione di quel nastro e di quel fazzoletto, dentro una chiesa, aveva per i due amanti un misterioso significato: era una promessa, un giuramento di fedeltà, un felice augurio di sicure, se non prossime, nozze.

costumi, religiosità

p. 31
Rosa vestiva il costume di Cabras, che ben poco si discosta da quello usato in tutto il Cmapidano oristanese: la gonnella, il giubbetto rosso e il gran fazzoletto color marrone. La gonnella di fustagno è semplicissima, né ha nulla di particolare; è a righettine a due colori – azzurro carico e rosso mattone – le quali vengono ridotte a pieghe sottili, in modo da formare una specie di color cangiante, non troppo di buon gusto.

colori, costumi

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