Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
pp. 157-158
Dopo le manovre io fui destinato alle Calabrie per cacciarvi il brigantaggio. In uno scontro ch'ebbe la mia squadra rimasi ferito; ma io aveva steso sul terreno uno dei Capi-banda; mi fu perciò conferito il grado di sotto-ufficiale e fui fregiato dalla medaglia al valore. Poco tempo appresso fui mandato a Milano ove trovai il mio amico cui bramava tanto vedere. Fu una gioia da parte d'entrambi, ci abbracciammo fraternevolmente e di lì si rannodò la nostra amicizia, che avea stentato in un carteggio vago, di niuna importanza. Giuliano era uscito pochi mesi prima dal Collegio ove avea conseguito il grado di sotto-tenente.
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Oltre al mio cignale s'erano finiti due daini di che se n'era fatta gran festa ai bravi tiratori, ai quali, com'è costume, s'erano donati il vello e la testa della fiera uccisa. Fra costoro fui annoverato io, e come tale mi si fecero i niente meritati onori!... Dopo, i Capi-caccia squartarono le fiere, e a ciascuno fu data la sua parte di spoglia opima!... quindi s'imbandì la refezione, si mangiò e si bevè e si fece tripudio grande.
p. 157
Sedutici appiè d'un leccio, egli ripigliò così la sua istoria.
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Giuliano m'avea fatto contrarre la gentile conoscenza d'una Calliope, che prediligeva fra l'altre.
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Ella era un fiore di bellezza, che olezzava appena del verginal profumo; non sapea ancora che si fosse la vita, s'era or ora svegliata dall'infanzia e dilatava con voluttà la celeste pupilla a bere il primo nembo dell'amore.