Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 151
La nostra brigata lungo il cammino era andata ingrossandosi; c'imbattevamo di frequente in gruppi d'uomini foresi, incapucciati, con lo schioppo in spalla; e in altri che avevano appresso grossi cani pel guinzaglio. - Erano i Capi caccia e gli Aizzatori con le diverse mute di cani, indispensabili nelle nostre caccie grosse. I raggi sbiesci del sole che ci ferivano, proiettavano sul terreno ombre fantasticamente grandi. - Sembravano giganti assisi su mostri con lunghe partigiane in resta. Quando arrivammo al luogo destinato per la partita, scendemmo da sella, consegnammo i cavalli ai domestici e c'internammo nel bosco. I capi caccia si dettero a ordinare le poste, nei diversi varchi, formando un semicerchio di sentinelle avanzate a cui si davano ordini speciali, nel tirare e la consegna di non muover passo; ciò per evitare degli equivoci disastrosi, potendo nella mischia ferire il compagno, o rimaner ferito. Dopo ciò, fecero marciare avanti gli Aizzatori, che si perdettero nel folto del bosco ove stavano accovacciati il feroce cinghiale e il volipide capriolo.
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Spesso sciorinava un pretesto per uscire e non si lasciava più vedere, e alcuna volta colla scusa d'un mal di capo non si mostrava punto.
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Subito io mi era recato da Violetta per rampognarla in certo qual modo della sua poco lodevole condotta a riguardo dell'amico.
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La sera innanzi la fanciulla m'avea chiamato a se; eravamo soli nel giardino – avevamo colti di molti fiori e ne avevamo intrecciata una ghirlanda. - Era un reciproco ricordo, il quale doveva tirarsi a sorte a cui toccasse il serbarlo; la sorte mi favorì, ed io me ne resi padrone e lo tenni meco come lo tengo. - Quello era presagio che io avrei mantenuta la fede a che Violetta l'avrebbe infranta!
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Badate al varco, da cui senza dubbio dovrà saltare il cinghiale. In quel mentre si vedevano sgusciar volpi, lepri e scojattoli che si davano a rovinosa fuga; ed ecco l'abbaiar dei cani farsi più sordo [...] Era un canuto cignale!