Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
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La sua bocca era leggermente rigonfia, carminia e soave come il pomo d'un melograno; le sue guancie incarnatine, vellutate da una finissima epidermide, erano due rose schiuse in tutta la loro freschezza e fragranza.
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Avea il volto disegnato a tratti maestosi, sormontato dal volume copioso di nerissima chioma, spesso suffusa da un'arcana rugiada, che l'ammolliva, la profumava deliziosamente. - Gli occhi avea grandi, vividi, bruni bruni, e saettavano sguardi fulgidissimi, che t'appalesavano un'anima gagliarda, un cuore rigoglioso, una natura in combustione latente.
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Ella solea abbigliarsi d'una lunga vesta di mussola bianca, guernita da passamani in seta color viola e sostenuta da una fasciacca di taffetà azzurro, che rendeva più flessibile, più elegante quel cinto, artisticamente modellato.
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Eppoi Giuliano era un giovine assai bello, e vestiva elegante. Il suo viso florido, roseo, ridente come la gioia dell'amore era delineato con grazia singolare, una folta capellatuara bionda, ricciuta – un paio di occhi cilestri teneri, dolci come una carezza, e due baffetti d'oro, l'aggiungevano beltà e sentimento. Era d'alta taglia, flessibile, gentile – avea le mani rosee, vellutate, egli non era indegno di esser chiamato figlio d'Albione.
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Violetta frenava un sauro puledro, feroce negli occhi e dalle narici dilatate, che sbuffavano fuoco; ella lo guidava con assai bel garbo, e sembrava un'amazzone, con tutta la capricciosa avvenenza.