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arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo

Marcello Cossu

pp. 118-119
Questo Castello, scrive egli, inaccessibile dalla parte di ponente e di tramontana, conserva tuttora le tracccie di tre cinte. I suoi muri sono formati di solida costruzione con pezzi di granito e di mattoni disposti qualche volta orizzontalmente come nelle costruzioni romane; essi poi sono rivestiti, d'un intonaco che forma un cemento molto solido. Verso il sud la muraglia ha due ranghi di finestre tre per piano; qualcheduna di queste aperture sembra di esser stata adottata, dopo la primiera costruzione, per uso di cannoniera. Le muraglie verso levante, che sono d'un sol piano, hanno similmente tre finestre. In mezzo del gran cortile si eleva una gran torre quadrata intieramente con mattoni e cemento tenacissimo, rivestita esteriormente di pietre, cantone rosso, che consiste in un argilofiro trachitico tirato dai dintorni. Sopra questa torre si vede uno stemma, che io non ho potuto distinguere, ma dev'essere quel del Giudice del Logudoro che lo fece costrurre. Avvi pure nel castello un cisternone, che dagli abitanti dicesi d'essere un carcere.

arte, colori, geografia, lingua

pp. 119-121
Questo Castello di Goceano – soggiunse – ha figurato molto nella storia dell'isola; esso fu innalzato nel 1127-29 da Gonnario di Torres. Verso l'anno 1191, dopochè Costantino di Torres era passato in seconde nozze con una donna catalana, detta Punclosia, questa fu rapita da Guglielmo di Massa dal castello dove essa si trovava, dopo un combattimento che succedette non lungi di la sopra la riva del Tirso; in seguito il castello fu restituito da Guglielmo a Gomita, fratello di Costantino. La storia dopo aver accennato il fine tragico di Barisone di Torres, assasinato nel 233 dai sicari di Ubaldo, soggiunge Adelasia, sorella di Barisone e vedova di Ubaldo, sposò in seconde nozze il famoso Ezio, figlio naturale dell'imperatore Federico, ma non ebbe molto a lodarsi di questo maritaggio, perchè la maltrattò, e finì di farla chiudere in questo castello dove sembra che essa morisse. - Questo Castello alla caduta del giudicato di Torres passò nelle mani dei Doria, indi fu occupato dai Giudici d'Arborea. - Nel 1323 fu dato in pegno col castello di Bosa da Ugone Giudice di Arborea per una forte somma che egli doveva al re d'Aragona; questi ne affidò la custodia a Raimondo Seminat. - Nel 1324 venne attaccato dai Pisani ch'erano sbarcati a Terraferma, ma non lo poterono prendere. - Nel 1328 Alfonso ne confermò la possessione ad Ugone d'Arborea. - Nel 1338 fu concesso a titolo di contea a Mariano, figlio d'Ugone. - In questa fortezza nel 1347 fu condotto il cadavere di Guglielmo di Cervellon morto nella foresta vicina, dopo la funesta giornata di Aidu de Trudu. […] Nel 1478 Arbaldo di Alagon ed il Visconte di Sanluri, dopo il cattivo successo dell'assedio di Ardara, e la disfatta di Mores, si ritirarono in questo castello. In fine nello stesso anno dopo la sconfitta del marchese d'Oristano sotto Macomer, Marongio, comandante dei Sassaresi al servizio del re d'Aragona, si diresse verso questo castello di cui s'impadronì dopo una corta resistenza, facendovi prigionieri due figli e due figlie naturali del marchese. Questo è l'ultimo fatto di cui il castello del Goceano è stato testimonio. D'allora in poi fu incorporato alla corona insieme a tutta la contea. Gli Aragonesi, padroni di questo paese, alla caduta dei marchesi d'Oristano, lo abbandonarono e così cadde in rovina.

arte, contatti con altri paesi, costumi, geografia, italia ed europa, lingua, storia

p. 121
La discesa dal colle fu assai più agevole della salita, quando giungemmo al piano i domestici si dettero premura di levare ai cavalli le moleste bardature e lasciarli pascere liberamente sull'erboso prato.

flora e fauna, geografia

p. 122
Fu scelto un verde praticello accanto a uno scoglio ricoperto di musco, e d'onde zampillava una vena d'acqua freschissima. Noi intanto, vinti dalla stanchezza, ci eravamo lasciati cadere sotto una frondosa quercia, che protendeva i rami a larghe distese.

colori, flora e fauna, geografia

p. 122
Inallora Riccardo propose alla comitiva un nostro particolar esercizio – il tiro al bersaglio, che fu da tutti accettato di grand'animo; tanto più, che ognuno di noi all'indomani, doveva far prova di sua valentia nella difficile caccia del cinghiale. A bersaglio fu scelto un annoso cerro, sul cui grosso fusto s'attaccò il segno; tosto s'incominciò il tiro.

costumi, flora e fauna, lingua

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