Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 103
Ma il poveretto s'avea fatti i conti senza l'oste!... quel di don Barrile avea pensato celebrare de magnis solennitatibus – e non era stato quindi consiglio levare la pezzuola per tutto il giorno.
p. 105
Udì in seguito Riccardo far ordini, e poco dopo Tonietta che, picchiando all'uscio della mia camera, con melliflua voce m'esortava a levarmi.
p. 106
Il sole non tardò a levarsi, e diffondendo una luce lietissima e un tepore assai piacevole – gli uccelli lo salutavano con una salve d'ilarità. A questi giocondi accordi s'univano quelli dei vignaiuoli, villanelli e villanelle che si facevano ogn'intorno nella campagna, con animosità e gaiezza singolare. Noi percorrevamo un sentieruzzo poco discosto dagli argini d'un fiume; di fronte avevamo il Castello che spiccava a cavalieri d'un erto colle su una roccia di granito – sembrava un gigante atterrato, che vibri un ultimo sguardo terribile sul suo inesorabile distruttore, il tempo. A destra e a mancina avevamo colline e convalli, coltivate a vite e a fruttaglie, da cui partivano i canti festevoli della vendemia.
pp. 106-107
Scannagatti e Cataplasma combattevano calorosamente sul metodo curativo di alcune malattie. Il primo naturalmente, era ostinatissimo propugnatore del salasso, chè reputava efficacissimo per ogni male – esimio discepolo del dottor Sanagrado! - il secondo al contrario sosteneva si dovesse bandire le cavate di sangue, e in quella vece si ricoresse a dei farmachi che a questi chiari non è penuria per ogni malanno.
p. 107
Paolo e Riccardo cavalcavano un po' avanti; io al fianco di Cirillo, il Precettore, che montava un ronzino, il quale sembrava basire dalla fame, e che certo lo snaturato del padrone sosteneva secondo le regole delle dodici tavole... Mi prese tanta pietà per la povera bestia, che ne dimandai conto al signor Maestro. << E' vostro sto cavaluzzo, gli chiesi. >> << Vi pare? mi rispose egli >> che un poveraccio di Maestro elementare ci possa aver il comodo di sostenere una bestia altra che la sua persona? L' è, sto ronzino del vice-parroco, di don Basilio: un cane d'avaro, che non ha l'uguale al mondo!