Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 100
Guarda un pò, mi dice ella << ci ho inserito degli amaranti... e vè, contro il divieto di mamma, la quale non vuole che io svelga di tali fiori per essercene in giardino un solo cespo, per averli tutti consacrati a lui!
p. 100
Mammà me lo fa spesso vedere dipinto in un amuleto che si tiene sempre indosso... Ose vedessi! Se vedessi com'era bello mio papà.
p. 100
E la bambina sollevava la cerule pupilla al firmamento con tal'aria di pietà, con tale espressione di mestizia, che m'intenerì fino alle lacrime.
p. 102
E allora, qual piacere sdraiarci al rezzo d'un annoso cerro, sopra un magnifico tappeto di verzura e accanto alle acque di cristallina fonte!
pp. 102-103
Era sull'imbrunire: in quell'ora le fanciulle e le servotte del paese scendevano alla fonte per attignere l'acqua della sera. Ognuna d'esse aveva la sua anfora alla romana, quale ritta in capo, o attraverso, o anche sui fianchi. Erano la maggior parte brune, però rubiconde, tozzute, e d'una vivacità impareggiabile. - I loro visi, comoche non artistici di lineamenti, avevano una dolce espressione di simpatia e d'amorevolezza. Tale ritraeva all'etiopo meglio che al caucaseo – con un paio d'occhi neri neri e irrequieti, con un labbro di cinabro, tumidetto e ardente, e coi pomelli delle gote tinti dal più bell'incarnato. Tal'altro, candido come neve, era ben profilato, e inspirava grazia e sentimento: avea gli occhi castani, i capelli biondi e ricciuti. - Ammiravasi in quelle gaie fanciulle tante altre vigorose bellezze, che solo si sviluppano sotto i cieli montanari, simili ai gigli della convalle. - V'è n'erano dalle forme tondeggianti – dai petti ricolmi – dai capelli corvini e voluminosi.