Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 67
Quella notte io l'aveva dormita tutta d'un sorso; all'indomani, quando mi risvegliaì il sole doveva esser ben alto, chè da alcune fessure sell'impannata trapelava una luce vivida e candidissima.
pp. 68-69
Ci si sta contenti d'avere per mobili certi arnesi grossolani fatti proprio coll'accetta, e che non si tengono neppur politi.
p. 68
Quindi, delle seggiole, color ciliegia; una poltrona damascata, un divano a elastico; e alle pareti, quattro suntuosi quadri a olio, rappresentanti paesaggi.
pp. 69-70
Le donnette del villaggio – bisogna pur dirlo – sono incoerenti a se stesse! - Figuratevi, mentre elle trascurano i precetti più sagrossanti dell'igiene, quali sono la pulitezza del corpo e delle vesti, sono poi intolleranti della scompostezza ed incuria nel vestire degli altri. A loro vanno tanto a sangue quegli azzimati ganimedi che vengono di città, i quali spendono una mattinata a pettinarsi, allindarsi e cincinnarsi alla toeletta, e che puzzano un miglio lontano di... di profumo. Costoro per esse sono i compiti cittadini – i giovani di gran merito, di tutta considerazione e rispetto. In quella vece si fanno le beffa grosse di quegli altri, che, o per modestia, o per abituale trascuranza non pongono tutta quella noiosa briga nell'abbigliarsi. E molto più inveiscono contro quelli che indossano abiti che non sieno nuovi, o dimessi assai; a costoro sogliono chiamare: Signorini spiantati!
p. 69
Aveva quel grato profumo, che spira dal ritiro della vergine, e come una specie di portamento muliebre, nuziale, che mi guidò a dire sorridente: << Non v'è dubbio, il mio amico m'assegnò una camera da nozze! - Peccato che lui non abbia posto mente alla lampana!