Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 64
Era desso il villaggio del mio amico, Noi lo salutammo con un grido di giubilo, sferzando a un tempo gli ansanti cavalli, che in breve ci posero nelle sue porte.
p. 64
Fra quei pulviscoli cinerei e le dolci penombre della notte faceva un magnifico vedere.
pp. 65-66
Poco dopo vennemi a salutare una cara creaturina da non più d'un lustro. - Era un grazioso fiore primaverile – una testolina bionda bionda con un paio d'occhietti cerulei, vivaci, espressivi – colle guancette tremoli e odorifere come rose – col bocchino di scarlato, profumato del profumo dell'ambrosia.
p. 65
Infatti la signora Francesca doveva esser stata una gran bella donna; ora la era quella buona mamma che vive dell'amore dei suoi figli; quella pia vedovetta rassegnata cristianamente al suo stato, e che passa la povera vita a sbrigare le domestiche faccende e a biascicare rosari.
pp. 67-68
Avea la tappezzeria color cilestro a fiorellini d'argento – il palchetto, pitturato dal simpatico pennello del Ternelio – bravo pittore, scultore e nostro compatriotta – e il pavimento, a vaghi quadrelli di Venezia. Veniva poi arredata con molta proprietà ed eleganza: aveva un letto di ferro a rabeschi, col cortinaggio di tullo bianco ricamato – un comodino, legno noce lustrato – un canterale, legno mogano con squisite intarsiature e con su una infinità di maioliche, porcellane e cristalli multiforme e bizzarri.