Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 32
E'vero, mi dicete, che spesso vi accadrà – come infatti avvenne a me – d'ordinare v. g. delle braciuole di vitello, e d'offrirvele di montone - dello stufato di capretto e servirvelo d'agnello, di gatto e che so io.
p. 33
Intanto, signori miei, qui mi pare d'aver trinciato per benino questo pollo, - e se non secondo le regole della Grammatica, come pretendeva dal figlio quella buon'anima d'un babbo, secondo quella della sculcheria, che come sapete è quell'arte, che insegna a ben trinciare le carni. Ora a voi, miei buoni commensali, tocca a voi far onore al pollo, servendovene copiosamente come faccio io.
pp. 33-34
Orsù, buon Paolo, proseguiva poi accarezzando il giovine, che alla sorpresa del parente si era fatto rosso fino al bianco degli occhi, non prenderti a male se io faccio a parte dei tuoi amori questo fratello.
p. 34
Egli era un giovine sui vent'ott'anni: d'alta taglia – di bruna carnagione, però vigorosa, aitante; aveva una fitta barba nera nera, che in un ai capelli, gl'incorniciavano vagamente il viso, dandogli un espressione di grata fierezza; la sua fronte era vasta, solcata da due rughe orizzontali, derivate dalla meditazione - fors'anco, dalla malanconia; gli occhi aveva grandi, d'un dolcissimo colore castano.
p. 35
La mi scusi, ma prima d'avanzare discorso con me è duopo, ella mi accordi un favore.