Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 29
Sicuro, però non pensate che coteste signorine vadano su pei tetti e vi facciano il diavolo a quattro come gatti; ma non si che non gridino da tali contro i loro Ganimedi, o perchè non si reputino fedelmente amate e corteggiate, o perchè non spendono un quattrino a cavar loro un occhio, o non le comprono un gingillo, un ninnolo a corredo delle loro tante toilettes di cui non sono mai abbastanza provvedute.
p. 30
Ecco là l'Albergo degli Amici – ecco qua i nostri cavalli. Questo grigio stellato farà per te; non è leggiero come saoro inglese, né feroce come un arabo morato, però t'assicuro, è un assai brioso animale. Dio liberi! - non fa per me; non ci ho saputo mai ben tenere a cavallo; piuttosto, se permetti, io monterò questo vecchio baio che mi ha tutta l'aria del cavallo dell'Apocalisse.
p. 31
Ci fu servito dell'eccellente brodo e del lesso da manzo – del pollo in tegame – dell'arrosto d'agnello e d'altri cibi gustosissimi ed identici; del burro e dei latticini abbondantemente – delle uve, delle pesche, senza badare al vino che era generoso, e al pane che era fresco e bianco.
pp. 31-32
Ecco, ripigliava io, trinciando un pollo ben rosoluto e poi di essermi sghermito alquanto degli effimeri assalti della fame >> ecco, questo si chiama mangiare da Cristiani.... A Sassari invece, in quelle locande lì, t'asciugano la borsa per benino, e ti rimpinzano lo stomaco con dei intingoletti camuffati da nomi barbareschi, e che in fondo non sono che carni stantie e verdure di assai basso nome... Ora si hanno preso l'uso di servire alla carta; vò aggiornarvi di questo servizio in voga.
p. 31
Io Riccardo e quel giovine paesano, ci ponemmo allegramente attorno al desco.