Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
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I nerissimi occhi si fissarono con una immobilità spaventevole.
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Finalmente si decise di uscire di chiesa; ma ne aveva appena varcato la soglia, e diede in un urlo come di jena trafitta e si mise a correre con incerto consiglio.
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Il cielo si era fatto nero: larghe striscie di fuoco serpeggiavano di tanto in tanto sulla sua distesa, e lontano lontano si udiva rumoreggiare il tuono.
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Ritedda corre, vince l'erta e s'inoltra nel bosco di castani, che corona il colle di Barigau. Alcuni abitanti che la travisero in quella sua corsa, si strinsero gli uni agli altri, mormorando una preghiera, e la credettero un'anima smarrita, che s'affrettasse al suo convegno. Ritedda si ferma presso un macigno, vi si asside e resta là muta è immobile, come il sasso che l'accoglie. Un terribile colpo di tuono scoppiava a pochi passi da lei, e un colossale castagno cadeva percosso dalla folgore.
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Il cielo si era fatto nero.