Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
pp. 88-89
Non è questa la voragine, dove convengono i demoni e le streghe a ballare il trescone? O babbo crudo, perchè mi hai quì condotto? Ma pure Vissenteddu stette saldo; non richiamò il padre e si sedette sul limitare di quella voragine, chiamata dal volgo la bocca dell'inferno
p. 89
Non filo d'erba, non canto d'uccello, non vestigio di piede umano.
pp. 89-90
Finchè il sole splende sull'orizzonte, il pastore vi pòascola senza paura l'argomento, e il boscaiuolo vi abbatte cantando i rami delle vecchie piante; ma quando la notte investe le sue ombre la terra, il villanello vi passa correndo, facendosi le croci per lo spavento; parocchè pargli udire sotterranei rumori e scrosci di catene, e veder luci sinistre uscite d'inferno. Tale era Arquerì, la voragine in cui Bernardo aveva condotto il suo figlio Vissenteddu.
p. 91
Noi stiamo in alpe presso ad un boschetto; Povera capannetta è il nostro sito; Col padre e con la madre, in picciol tetto Torniam la sera del prato fiorito, Dove natura ci ha sempre nodrito, Guardando il dì le nostre pecorelle.
FRANCO SACCHETTI
p. 91
La sua capigliatura nera, sconvolta dalla brezza notturna, stillava per lo spruzzo del nevischio.