Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
pp. 33-34
Daniele possedeva presso la fonte di Marcusei un castagneto, dove si recava spesso, non tento per visitare il piccolo podere, bensì, come gli dicevano i compagni, per starsene a cavalcioni del muricciuolo, a far le chiacchiere con le forosette che scendevano alla fonte.
p. 34
Costei arrossì, abbassò gli occhi, e tolta l'anfora, ritornò a casa.
p. 35
Daniele amava anch'egli Ritedda, e il suo amore era inspirato al sentimento di una santa unione; se non che, Daniele aveva da superare un grande ostacolo; egli era ricco, apparteneva ad un cospicuo casato, e i parenti gli avrebbero mossa implacabile guerra, se avesse osato chiedere in sposa una povera, e quel che peggio, nel caso di Ritedda, una fanciulla senza nome.... una spuria!
pp. 39-40
A Lanusei è il costume di fare la cenetta fra gli amici. Nell'amena stagione, sul far della sera si esce in campagna, si stende la tovaglia sotto un bel albero, che rischiarono con globetti da luminaria, pensili fra i rami, e vi si mangia allegramente. Nell'inverno si radunano in un'osteria, e vi fanno ciò che spesso facevano gli Eroi di Omero.
p. 39
Più generoso vin non è chi vante Di quel d'Ogliastra. Son gli Ogliastrini Generosi del par, che i loro vini: Scalda lo stesso sole uomini e piante.
PAOLO MOSSA - Epigramma