Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 329
laquo;Fra un secolo il cuore di questa gente sarà duro come è sempre stato.» […] La gente era sempre con lui e lo appoggiava, solo i membri del Consiglio, che pure lo avevano eletto e rieletto, avversavano strenuamente i suoi progetti, prima di arrendersi.
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Dopo pochi anni i pini erano quindicimila: una vera pineta giovane e vigorosa. Oggi, quasi un secolo dopo, a dispetto della cattiva amministrazione e della lottizzazione più volte minacciata e sempre incombente, i pini sono centocinquantamila e quando il vento soffia, rumoreggiano come il mare.
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I caprai passavano lontano e se qualche bestia veniva attratta da quel verde, che da piazza Frontera sembrava muschio su le rocce, subito la faceva rientrare nel branco. […] Salendo verso la chiesetta, se ne vedono alcuni enormi, con i rami grigiastri come sconvolti da un vento cosmico che li abbia investiti, ma come il vento eterni, indistruttibili.
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Ogni giorno il nonno leggeva a voce alta l’elenco dei caduti, e il numero degli scialli neri delle donne cresceva ogni domenica.
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Nascondendo il loro riposto pensiero guardavano Francesco abbottonarsi sorridente il lungo cappotto grigioverde, guardavano i suoi baffetti neri, i suoi occhi chiari, allegri e inconsapevoli: «Possibile che lui non pensi la stessa cosa?»