Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
pp. 16-17
E' sconfortante il dirlo – a Lanusei esistono tuttavia di si fatte spelonche, che creano e fecondano i più mortali miàsmi, la cui grave e mefitica atmosfera, non può che presentare al contagio il campo più opportuno a'suoi atroci trionfi!
p. 16
E faceva singolare contrasto con gli antri adiacenti, meglio che abituri, dalle loggie di legno, dagli oscuri e sudici cortiletti, dalle basse e ributtanti stanzette, con certi buchi, anzichè finestruoli, che interrompevano senz'ordine la fosca superficie delle rozze muraglie.
p. 17
Alla domenica, di buon mattino, andavano alla messa in Parrocchia; e alla sera, oh, alla sera, com'era costume, nella dolce stagione, si ballava sul sagrato.
pp. 18-19
Antichissimo costume è il festeggiare il Maggio, specialmente nelle regioni meridionali d'Italia, e più che altrove, nella nostra Sardegna, severa nel custodire le tradizioni degli avi. Questo popolo immaginoso e robusto, allora scioglie i suoi canti, intreccia le sue danze al suono della zampogna, cui sembra la bellezza del cielo e lo splendore del sole, diffondendo nelle anime l'amore ed il sentimento di fratellanza, tolgano gl'inveterati odii. Pur questo popolo, che Ia bastarda civiltà cittadina non domò ancora alle sue bizzarre abitudini; questo popolo, che non apprese a fingere volto o linguaggio, a spoetizzarsi, ad annoiarsi sotto le meschine fogge del civil vestire; questo popolo adusto dai soli, parco, severo, intrepido e religioso, serba ancora quella impronta di libertà che madre natura gli stampò in viso.
p. 18
Son ramoscelli teneri Quei che ti dono; e i fiori Son tutti freschi e infonderti Posson novelli umori; Poichè dentro i lor calici Hanno una vita arcana, Per cui la mota umana Sente pur essa amor!
GIAN RAFFAELLINI.