Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 278
Fu fortunato, perché gli capitò tra le mani Eugenia Grandet. […] Attraverso la figura del vignaiolo e dei prinzipales della cittadina francese, capì tante cose che né Cantù né Guicciardini avevano saputo insegnargli. Trovò nelle profondità polverose dei vecchi scaffali altri volumi della commedia umana, trovò I Miserabili e li divorò in una settimana, chiuso nello studio al lume della lucerna, come uno scolaro.
p. 280
Non sapeva ancora cosa avrebbe potuto fare, come sindaco, ma si sentiva già la gente di Norbio stretta attorno.
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Aveva il viso sempre arrossato e si faceva la barba di rado a causa di una irritazione della pelle, così che i peli bianchi e ispidi gli davano l’aspetto di un uomo malato.
p. 281
Era un ometto sulla cinquantina, magro, con i capelli bianchi e le sopracciglia folte e nerissime che formavano una sola riga dritta sopra gli occhietti piccoli e pungenti. Aveva il viso sempre arrossato e si faceva la barba di rado a causa di una irritazione della pelle, così che i peli bianchi e ispidi gli davano l’aspetto di un uomo malato.
p. 281
Erano sbarbati e vestiti a festa, con i loro abiti scuri e la camicia bianca senza colletto e portavano in tasca la lista