Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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C’erano dei gruppi di nuoresi con i loro giubbetti rossi sotto la casacca. Si tenevano con le braccia su le spalle e accompagnavano col bore-bore il tempo, mentre il «baritono» intonava a voce spiegata le quartine.
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ldquo;Portavano lo stesso mantello che avevano indossato nei pascoli del Monte Linas o del Supramonte, col mazzocchio d’olivastro e la bisaccia logora. Lui si sentiva fraternamente legato a quegli uomini in uose d’orbace, guardati con disprezzo dai «signori». Quella notte, per ingannare l’attesa, ingollò una lunga sorsata di filuferru, indossò la giubba, cinse il cinturino con la corta sciabola, e uscì a passeggiare sul ponte&rdquo
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C’erano gruppi di nuoresi con i loro giubbetti rossi sotto la casacca.
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A notte alta riuscì a staccarsi e si rifugiò in cabina con la testa che gli girava; si spogliò al chiarore rossastro della lampada notturna e dormì alcune ore.
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Mai come durante quelle traversate notturne si sentiva solo, con un’accorata pietà per se stesso, per la sua gente, per la sua Isola, per il piccolo mondo ben noto, dal quale si allontanava ogni minuto di più. I suoi paesani, contadini e pastori, dormivano per terra nei corridoi o sul ponte. Lasciavano l’Isola attratti da chissà quale illusorio miraggio.