Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 262
Vedeva Valentina sana e allegra nelle chiare e fredde giornate invernali, portava sul suo vestito color tortora una sciarpa di seta lilla e camminava incontro a lei nella biada alta e frusciante del chiuso dove un giorno avevano portato Zurito
p. 263
Immaginò i gesti abili delle dita della ragazza che riempiva la siringa del liquido giallino.
p. 263
La camera di Sofia era piena di gente. […] «Troppa gente!» egli disse, ma nessuno sembrò aver udito. […] Non le dava fastidio la gente. Solo sulla faccia della gente il tempo della sua vita non era passato del tutto.
p. 264
Al di là dei vetri, le cime dei pioppi, le apparivano ora di un verde sbiadito, ma la forma di ogni foglia era nitida, visibile fin nei più minuti particolari.
p. 264
Desine fata Deum flecti sperare precando, questa riminiscenza scolastica gli frullava in testa da tre giorni e rimaneva in lui come un veleno.