Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 259
A Norbio si beveva più acquavite che vino, essendo tutti, ab antiquo, convinti che con l’acquavite si combattessero efficacemente i mali. La si usava per disinfettare le ferite, si beveva per prevenire la malaria e specialmente le infreddature e vi si inzuppavano i succhiotti dei lattanti, che smettevano di piangere e dormivano profondamente per ore, nelle loro culle di vimini, coperti di mosche.
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ldquo;La gente, nei paesi, ha la mania di combinare matrimoni forse obbedendo alle leggi della conservazione della specie. Quando in un rione, in una contrada, due giovani sono «adatti», si comincia a parlarne indipendentemente dalle intenzioni degli interessati, e qualche volta, a forza di parlare, la cosa si realizza. […] Quando il suo amico Antioco Cadoni gliene fece cenno, disse che lui, figlio di contadini e contadino, non sarebbe mai fatto venire in mente certe idee&rdquo
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La gente, nei paesi, ha la mania di combinare matrimoni forse obbedendo alle leggi della conservazione della specie. Quando in un rione, in una contrada, due giovani sono «adatti», si comincia a parlarne indipendentemente dalle intenzioni degli interessati, e qualche volta, a forza di parlare, la cosa si realizza. […] Quando il suo amico Antioco Cadoni gliene fece cenno, disse che lui, figlio di contadini e contadino, non sarebbe mai fatto venire in mente certe idee.
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La gente li salutava al passaggio con un rispetto che era anche affettuosa approvazione.
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Lontano, al limite del canneto, zio Raimondo chino, smuoveva la terra con una corta zappa. Dal cielo veniva un fitto squittìo di allodole. […] Al di là dei vetri della finestra svettavano, chiarissime, le cime dei pioppi.